Quando le persone si comportano in modo egoistico, hanno un alleato affidabile per mantenere ben definita la propria immagine di sé: la propria memoria.
Quando a persone viene chiesto di ricordare quanto fossero state generose in passato, quelle egoiste tendono a ricordare di essere state più benevole di quanto non lo siano state in realtà, e questo è emerso grazie ad una serie di esperimenti condotti da psicologi ed economisti della Yale e dell’Università di Zurigo. Tale ricerca è stata pubblicata sulla rivista scientifica Nature Communications.
“Quando le persone si comportano in modo inadeguato rispetto ai loro standard personali, uno dei modi in cui riescono a mantenere la propria immagine di sé, e del proprio valore morale, è quello di non ricordare i loro cali etici“, ha detto Molly Crockett, assistente professore di psicologia e autore senior dello studio.
Gli psicologi sono da tempo interessati a come le persone bilancino il loro interesse personale con il desiderio di essere visti come individui etici e morali. Per giustificare comportamenti egoistici, le persone egoiste si impegnano in un processo chiamato ragionamento motivato; ad esempio, quando lasciano una mancia avara, cercano di convincersi che il cameriere non meritava più.
Ma un team di ricercatori, guidato da Crockett e Ryan Carlson, Ph.D. di Yale e primo autore dello studio, ha voluto esplorare se i ricordi delle persone sui loro comportamenti li aiutassero a preservare la propria immagine morale, magari negando la necessità di utilizzare ragionamenti motivati.
Invece di convincersi che quel cameriere non meritasse una mancia migliore, ad esempio, il cliente egoista potrebbe ricordare di aver dato una mancia più generosa rispetto a quanto non fosse realmente.
Nel loro primo esperimento di laboratorio, condotto presso l’Università di Zurigo con gli economisti Michel Maréchal ed Ernst Fehr, i ricercatori hanno presentato ai soggetti una somma di denaro e hanno chiesto loro di decidere quanto tenere e quanto dare ad estranei anonimi. Dopo aver risposto ad alcune domande di un sondaggio, ai partecipanti è stato chiesto di ricordare quanto avevano dato agli estranei anonimi. I partecipanti ricevevano denaro bonus se ricordavano accuratamente le loro decisioni.
Nonostante l’incentivo finanziario, i soggetti più egoisti tendevano a ricordare di aver dato più soldi di quanto non fosse stato in realtà.
In un’altra coppia di esperimenti, condotti in laboratorio e online, i ricercatori hanno chiesto ai soggetti cosa pensavano fosse un’equa distribuzione di denaro prima di chiedere loro di dividere una certa somma. I ricercatori hanno scoperto che solo quei soggetti che avevano dato meno di quello che inizialmente consideravano “equo” ricordavano di essere stati più generosi di quanto non fosse nella realtà.
Un’ultima coppia di studi online ha poi mostrato che i soggetti non ricordavano della loro avidità solamente quando si sentivano personalmente responsabili delle relative decisioni prese. Quando i partecipanti sono stati esplicitamente incaricati dagli sperimentatori di fornire importi inferiori, e quindi non si sono sentiti in alcun modo responsabili delle loro azioni, hanno ricordato con precisione il loro comportamento messo in atto.
“Molte persone si sforzano di comportarsi eticamente, ma a volte le persone non riescono a sostenere i propri ideali“, ha detto Carlson. “In tali casi, il desiderio di preservare una buona immagine di sé morale può essere una forza potente, non solo nel motivarci a razionalizzare le nostre azioni non etiche, ma anche rivedere tali azioni nella nostra memoria“.
Crockett ha avvertito che, poiché gli esperimenti sono stati condotti in Svizzera e negli Stati Uniti, non è ancora possibile essere sicuri che tali risultati si potranno generalizzare anche in culture diverse, perciò questa ricerca dovrà essere replicata con altri campioni rappresentativi.
I ricercatori hanno anche sottolineato che questa tendenza al richiamo mnestico “difettoso” si applicava solo all’egoismo. La maggior parte delle persone si è tuttavia comportata generosamente verso i loro sconosciuti anonimi, e ha ricordato il proprio comportamento con precisione.
Lo studio
- “Motivated misremembering of selfish decisions”. Ryan W. Carlson, Michel André Maréchal, Bastiaan Oud, Ernst Fehr, Molly J. Crockett.
Nature Communications
doi:10.1038/s41467-020-15602-4
Crediti immagine: katemangostar