Un nuovo studio mostra che l’autocompassione è associata in modo specifico ai comportamenti suicidari rivelati, ma non al suicidio nascosto. Questa ricerca è stata pubblicata nel Journal of American College Health.

A livello globale, il suicidio rappresenta circa 1 milione di morti all’anno e, tra gli studenti universitari e le persone in età universitaria, rappresenta la seconda causa di morte. I fattori di rischio di suicidio, tra cui l’ideazione suicida, la pianificazione del suicidio e i tentativi di suicidio sono particolarmente comuni in questa fascia di età.

Il suicidio è una tragica e importante problematica per la salute pubblica, specialmente tra gli individui in età universitaria. Capire perché gli individui abbiano tendenze suicide è essenziale per sapere come diminuire la prevalenza del suicidio“, riferisce Richard Zeifman, dottorando alla Ryerson University.

Sebbene si sia data molta attenzione all’autocritica per il suo ruolo come fattore di rischio di suicidio, poche ricerche hanno esplorato la relazione tra suicidio e autocompassione, che è un importante processo psicologico che permette alle persone di auto-assolversi quando sperimentano la sofferenza“.

La ricerca sulla correlazione tra suicidio e auto-compassione

Rischio di suicidioUn totale di 130 studenti universitari ha aderito a questa ricerca. I partecipanti hanno completato il Death/Suicide Implicit Association Test, che valuta l’auto-identificazione automatica con la morte e il suicidio. Questo test è stato seguito da un sondaggio che includeva domande riguardanti:

  • le informazioni demografiche,
  • l’autocompassione e l’autocritica (ad esempio, “Cerco di essere amorevole con me stesso quando provo dolore emotivo”),
  • la gravità della depressione (ad esempio, “Sembra che non riesca a provare alcun sentimento positivo”),
  • la disperazione (ad esempio, “Tutto ciò che posso vedere davanti a me è spiacevole piuttosto che piacevole”).
Leggi anche:  Ascolta il tuo intestino: averne cura porta benefici al cervello

Sono stati valutati anche i comportamenti suicidi auto dichiarati, compresi i precedenti tentativi di suicidio e la loro comunicazione, la frequenza dell’ideazione suicidaria, così come le probabilità di un futuro tentativo di suicidio.

Zeifman e colleghi hanno scoperto che l’autocompassione era associata negativamente con i comportamenti di suicidio riferiti. Questa associazione ha tenuto anche quando si controlla l’autocritica, la disperazione e la gravità della depressione.

L’autocritica e l’autocompassione possono entrambe rivestire un ruolo importante nel determinare i comportamenti suicidari tra gli universitari.Mentre più ricerca rimane necessaria, coltivare la propria auto-compassione, ed essere meno critici di se stessi quando si sperimenta la sofferenza, può essere un mezzo importante per ridurre i comportamenti a rischio di suicidio“, ha detto Zeifman.

Ad ogni modo, i ricercatori non hanno individuato alcuna relazione significativa tra l’autocompassione e il comportamento suicida implicito. È possibile che il suicidio implicito e i comportamenti suicidi auto-riferiti semplicemente riguardino aspetti distinti del rischio di suicidio. Un’altra possibilità è che il Test di Associazione Implicita Morte/Suicidio colga solo il rischio di suicidio tra gli individui con immediate tendenze suicide.

Il ricercatore ha notato due potenziali limitazioni. “Questo studio ha utilizzato un campione universitario non clinico, che limita la generalizzabilità dei risultati ad altri campioni, compresi i campioni clinici di individui con un elevato livello di tendenza al suicidio. Inoltre, mentre abbiamo osservato una relazione tra auto-compassione e comportamenti suicidari auto-riferiti, dobbiamo osservare questa correlazione con una misurazione implicita dei comportamenti suicidari, il che suggerisce la necessità di una comprensione approfondita della relazione tra auto-compassione e rischio di suicidio“.

Per quanto riguarda le questioni da ricercare in futuro, Zeifman ha infine detto: “Una domanda importante che deve ancora essere affrontata è se gli interventi che mirano all’autocompassione, come la terapia focalizzata sulla compassione, aiuterebbero a ridurre efficacemente il rischio di suicidio“.

Leggi anche:  Uno studio sui gemelli rileva che la sensibilità è, in parte, una questione genetica

 


Lo studio


Crediti immagini: Tamara Bellis, Lauren York