I commenti che troviamo sui social e sui blog possono influenzare le nostre percezioni del consenso, le quali a loro volta possono influenzare le credenze sui cambiamenti climatici, secondo una nuova ricerca pubblicata sulla rivista Memory & Cognition. I risultati suggeriscono che i lettori “possono essere spinti verso il rifiuto delle evidenze scientifiche sul clima se incontrano un flusso costituito da commenti contrari“.
“I social media hanno assunto un ruolo sempre più prominente nei dibattiti pubblici e nelle tematiche di rilievo. Pertanto ora c’è molta preoccupazione che questi mezzi siano sfruttati ad arte da soggetti in malafede che sono sostegno di determinate operazioni politiche. Sappiamo già che “troll” e “robot” – ovvero account che sono in qualche modo falsi – sono stati molto attivi durante le recenti elezioni e potrebbero aver influenzato il risultato anche di tematiche importanti come il referendum sulla Brexit e l’elezione di Donald Trump nel 2016“, ha detto l’autore dello studio Stephan Lewandowsky (@STWorg), professore di scienze cognitive all’Università di Bristol. “Sono quindi molto interessato al modo in cui i social media possono influenzare gli atteggiamenti delle persone, in particolare per quanto riguarda le questioni scientifiche”.
“Un modo in cui i social media possono influenzare gli atteggiamenti è creando l’illusione di un ampio supporto per un’opinione: sappiamo bene, grazie a ricerche precedenti, quanto le persone siano spesso influenzate da ciò che pensa la maggior parte degli altri“, ha detto Lewandowsky.
“Questa è una strategia molto razionale nella maggior parte dei casi: ad esempio, se la maggior parte delle persone fa la fila per aspettare un autobus, allora è consigliabile accodarsi a loro piuttosto che mettere in discussione il comportamento comune“.
“Tuttavia, questa strategia adattiva naturale può essere oggetto di abusi impropri se l’opinione della maggioranza è solamente un miraggio costruito ad arte attraverso troll e robot. Per esaminare questa possibilità, abbiamo condotto uno studio in cui il flusso di commenti di un post sul blog è stato manipolato per creare la percezione di un consenso di maggioranza a favore del consenso scientifico sul cambiamento climatico o contro di esso“, ha spiegato Lewandowsky. “Volevamo vedere come i commenti artificiali avrebbero influenzato il punto di vista delle persone“.
I ricercatori hanno iniziato creando due post sul blog: uno che sostiene l’opinione scientifica secondo cui gli esseri umani stanno causando il riscaldamento globale e un altro che respinge tale opinione. Hanno quindi creato due thread di dieci commenti che supportano o confutano totalmente il cambiamento climatico causato dall’uomo.
Quasi 400 partecipanti sono stati quindi invitati in modo casuale a leggere uno dei post del blog, che includeva uno dei due flussi di commenti.
Lewandowsky e i suoi colleghi hanno scoperto che i partecipanti tendevano a sostenere maggiormente l’argomento nel post del blog quando i commenti erano allineati con esso.
In altre parole, i commenti di supporto hanno aumentato il consenso percepito e hanno reso i partecipanti più propensi a dire di sostenere l’argomentazione di base fatta nel post sul blog, mentre i commenti critici hanno avuto effetti opposti, indipendentemente dal contenuto del post.
“Il messaggio che traiamo da questo studio è che le persone sono state colpite da ciò che hanno percepito come l’opinione della maggioranza tra i commentatori. Cioè, il presunto consenso tra gli altri lettori era una variabile mediatrice degli atteggiamenti delle persone colpite, come ci aspettavamo”, ha detto Lewandowsky.
Non è ancora chiaro, tuttavia, quanto consenso sia necessario per influenzare le opinioni. “Nel nostro studio, i flussi di commenti erano in entrambi i casi unanimi. Abbiamo scelto di farlo perché volevamo iniziare con la più forte manipolazione possibile – e l’unanimità è la versione più forte del consenso“, ha spiegato Lewandowsky.
“Resta ora da chiederci cosa accadrebbe se ci fosse una maggiore diversità di opinioni nel flusso di commenti. Quante voci di dissenso ci vorrebbero per interrompere il consenso sociale percepito? Sarebbe interessante saperlo perché potrebbe dirci quanto sia facile o difficile “interrompere” un consenso: è sufficiente un solo troll tra 10 commentatori seri? O i troll devono superare il numero dei commentatori seri?”.
Uno studio che fa riflettere molto sul modo in cui formiamo le nostre opinioni in merito a temi politici e scientifici, e che dovrebbe spingerci verso una maggiore maturità di giudizio.
Lo studio
- “Science by social media: Attitudes towards climate change are mediated by perceived social consensus“, Stephan Lewandowsky, John Cook, Nicolas Fay, Gilles E. Gignac.
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